Il populismo contemporaneo, inteso come reazione alla tecnocrazia e agli scompensi della globalizzazione, indica un cambiamento qualitativo della comunicazione tra leader politici ed elettorato. Persa completamente l'aura che i media tradizionali conferivano ai leader, questi devono oggi trasformarsi in brand per gestire il nuovo ecosistema mediale incentrato sui social media. Come i brand globali a partire dagli anni Novanta hanno capito la necessità di «scendere dal piedistallo» per esaltare la nuova centralità del consumatore, così i brand della politica hanno capito che - per rispondere alla crisi di credibilità che li ha investiti nell'ultimo decennio - devono modularsi sulle posizioni dei propri elettori. La comunicazione a bassa fedeltà consente al contempo di ridefinire l'immagine del leader grazie alla risorsa dell'autenticità e di rigenerare il suo legame con la comunità di riferimento grazie a dosi massicce di empatia.