Il caso del pamphlet del generale Vannacci, al di là dei suoi contenuti, ha messo in evidenza un fenomeno che è ormai dominante nel dibattito politico sui temi civili, sociali e culturali nel nostro Paese. Ci si attacca violentemente da una parte e dall'altra non solo sulle idee, ma anche sulla persona, sulla sua dignità e il suo diritto di esistere così com'è. Una delegittimazione di fondo, una forma di bullismo fra adulti: una modalità di odio permanente che inquina ogni possibilità di confronto, di reciproca comprensione e quindi di crescita civile. Tutto questo è talmente grave e lampante - ai limiti del fuori controllo - che persino una personalità moderata come il Presidente della Repubblica ha voluto lanciare il monito accorato: Basta odio. "Il vero motore della storia" ci ricorda Mattarella " è il crescere dell'amicizia fra le persone". In questa ottica oggi divenuta "rivoluzionaria" si muove il pamphlet di Gianluca Barbera, che non è solo una risposta alle tesi più inaccettabili del generale della Folgore, ma è un invito a riappropriarci della ragione, del rispetto e anche della gentilezza nella dialettica: non intesi come atteggiamento di superficie o tantomeno ipocrita, quanto piuttosto come sostanza del dialogo e della comunicazione fra diversi, che è l'antidoto migliore alla disumanità montante nella società occidentale.