La sfera pubblica del XXI secolo è uno spazio contrattuale di informazioni digitali. La libertà discorsiva non segue più un percorso binario, nella dialettica tra libertà del cittadino e autorità pubblica, ma ha assunto la struttura di un triangolo, ove gli intermediari dell'informazione, i social media, esercitano un potere di diritto privato nella gestione delle reti comunicative. Le loro condotte sono orientate al perseguimento di un modello di profitto costruito sulla sorveglianza ed elaborazione dei dati ricavati dal comportamento degli utenti. L'informazione rischia pertanto di essere ridotta a merce. L'autore propone di costituire i social media nel ruolo di fiduciari informativi per porre rimedio allo squilibrio di potere e alla vulnerabilità dei cittadini-utenti. La regolazione del discorso in rete passa dunque attraverso una riforma, politica, culturale e giuridica, delle istituzioni e del concetto di imprese dell'informazione. A questo compito contribuisce in modo eminente la costruzione della fiduciarietà informativa secondo gli schemi di un rinnovato diritto civile.