Teppisti, ultras, writers, vandali, autonomi, coatti, zanza, lumpen, drogati, cavallini, picchiatori del sabato sera, micro-delinquenti, marginali tout court... mille parole per una pluralità di contesti, anche estremamente eterogenei, che, a partire dagli anni Sessanta, continuano a parlare della costante criminalizzazione dei giovani e delle loro sottoculture. Un pregiudizio - in realtà un dispositivo materiale di controllo e repressione - che intreccia la classe sociale con l'età dei soggetti presi di mira dal main stream, rispetto al quale il concetto di «teppa» si rivela essere un prezioso strumento di indagine; una via in grado di restituire la realtà di ciò che si agita nel ventre sempre più esteso della sconosciuta, temuta e vituperata periferia italiana.