Considerate nel loro insieme, le fiabe della tradizione italiana - popolare e letteraria - rivelano un'impronta speciale dell'universo femminile. Sfogliando le pagine di questo volume, che ne raccoglie una scelta particolarmente ricca e significativa, ci si imbatte in una schiera assai vivace di donne e di ragazze risolute e caparbie, intraprendenti e ingegnose, che prendono in mano il proprio destino, spesso in barba al volere di padri, fratelli, pretendenti, mariti, principi e re. Sono loro le protagoniste di queste storie, elaborate e diffuse in Italia ben prima della raccolta dei fratelli Grimm, o delle fiabe raccontate da Perrault, o di quelle inventate dalla penna di Andersen. Le fiabe italiane al femminile hanno una caratteristica peculiare che le accomuna. Sono fiabe ribelli. Ribelli sono le loro eroine volitive; ribelli sono le loro trame, capaci di ribaltare lo stereotipo che grava sul genere fiabesco; e ribelli sono le narratrici orali che per secoli le hanno tramandate in tutte le parlate e i dialetti dello stivale: senza una tale affabulazione, queste fiabe non sarebbero state così avvincenti da spingere i raccoglitori a darsi la pena di trascriverle. Tra fonti orali e fonti scritte, si individua in queste fiabe, scelte e tradotte in italiano moderno da Bianca Lazzaro, una linea di continuità, un tratto identitario legato alla nostra storia. Una linfa vitale che scorre tra le storie capostipiti cinque-seicentesche - messe per iscritto da Francesco Straparola e da Giambattista Basile - e i repertori dialettali raccolti dai grandi folkloristi otto e primo-novecenteschi. Per farsi largo nel mondo, queste donne sfruttano tutti i mezzi che hanno a disposizione: stecche di corsetto per scavare varchi nei muri, funi e carrucole per lanciarsi nel buio di botole e sotterranei, pellacce di vecchie o di bestie scorticate per camuffare la fuga, bambole di pezza o di zucchero per sventare agguati, forbici, padelle e vino alloppiato per disarmare malintenzionati. In sottofondo si avverte potente la voce delle narratrici, che ci parlano anche delle loro esistenze, consegnandoci un sapere prezioso quanto informale, frutto dell'esperienza che attiene in ultima istanza alle basi stesse della vita: nascita, morte e sostentamento. Non è un caso che le fiabe trabocchino di attese spasmodiche per la nascita di un figlio, così come di balie e levatrici: donne dotate di una libertà di circolazione impedita a chiunque altra, che in virtù di un radicato senso di solidarietà femminile creavano legami e condividevano informazioni che oltrepassavano la sfera del parto e dell'allattamento. Le ragazze delle fiabe italiane portano nomi comuni - Caterina, Giovanna, Ninetta, Margherita, Giuseppina... - e hanno sempre la risposta pronta; vivaci e spigliate, le ritroviamo ritratte con maestria nelle tavole illustrate per questo volume da Cinzia Ghigliano, in una girandola di sottane e grembiuli, trine e velluti, cuffie e chiome indomite. E le loro storie hanno ancora tanto da dirci. Per esempio che le ragazze ribelli ci sono sempre state: non necessariamente sotto la veste di eroine o di donne eccezionali, ma semplicemente sotto quella di donne in gamba, ragazze comuni che, alle prese con la necessità di difendersi dalle più diverse forme di sopraffazione, ci tramandano una sapienza antica, duttile e tenace. Le fiabe qui raccolte sono perciò il portato di secoli e di generazioni, e dunque parlano da sole, o meglio con la voce di generazioni di donne.