Settant'anni fa, ottobre 1955, il più grande scrittore e vero intellettuale calabrese, Corrado Alvaro, scriveva nell'articolo di apertura del settimanale "L'Espresso" queste parole: «... se non si capisce che il problema della società calabrese è un problema di lealtà, che è un'imprudenza lo zelo moralizzatore a due anni dalle elezioni politiche, che non è questione di controllare o intimorire determinate forze ma di creare un'atmosfera di collaborazione coi poteri centrali, l'"Operazione Aspromonte" rischia di dare risultati opposti a quelli che si propone». L'immagine della Calabria e la sua narrazione, problema antico ed epico, che mai arriva non dico a soluzione ma ad un minimo accenno di componimento, torna così d'attualità perché occorre andare oltre, ben oltre, in questa battaglia per una narrazione normale (ripeto normale, non diversa ma semplicemente normale) della Calabria, su cui tanto si sta impegnando tra l'altro il "Quotidiano del sud", con la proposizione e riproposizione delle tante cose positive che ci sono, delle bellezze tra mari e montagne, degli sforzi pubblici e privati per far prevalere il bello sul brutto, della capacità di cambiamento e innovazione in tanti settori.