Km 158. Alla Jabil sono ancora tutti dentro. Nessuno ha il coraggio di tornare a casa, perché potrebbe essere l'ultima volta che si torna a casa dopo il lavoro. Perché il lavoro non c'è più. Operai ai confini della dignità umana con un presente uguale a molti altri: a Cassina de' Pecchi, in provincia di Milano; all'Ilva di Taranto; tra i minatori del Sulcis; al fianco dei braccianti della Puglia. Carne da macello, pronta a essere sacrificata sul tavolo del miglior offerente che chiamerà questo enorme mercato all'ingrosso in un solo modo: crisi economica. L'eccellenza dell'hi-tech italiano è alle strette. Una morsa senza pari stringe i dipendenti della Jabil, in presidio fuori la fabbrica da ormai due anni. Chiedono solo di poter lavorare. Non ci saranno vie d'uscita semplici. Non si accetteranno condizioni al ribasso. Quando non si ha più nulla da perdere, si è disposti a perdere tutto.