Da diversi decenni operano nel Lazio numerosi gruppi di criminalità organizzata, con una varietà di forme di coabitazione che spaziano tra cooperazione e conflitto, strategie egemoniche e accordi per la spartizione di settori e campi di attività, illegali e legali. La capitale è diventata una sorta di laboratorio a cielo aperto, che consente di osservare sia le trasformazioni in corso nelle mafie storiche e il loro radicamento in aree esterne a quelle di origine, sia i contesti in cui prendono corpo e si sviluppano forme criminali nuove e autoctone. Il volume presenta i risultati di una ricerca inedita, che oltre alle fonti documentarie (indagini dell'antimafia giudiziaria e civile, statistiche ufficiali, letteratura) approfondisce tre casi di studio in altrettanti territori della regione: Ostia e il litorale romano, il basso Lazio e la capitale. La scala di osservazione ravvicinata consente di decifrare con maggior precisione la dimensione economica del fenomeno, in particolare l'operatività mafiosa nei mercati legali. L'indagine si estende all'imprenditoria, alla politica e alla società locale, mettendo in luce l'esistenza di reti di relazioni tra legale e illegale, assetti istituzionali e sistemi di governance in grado di condizionare profondamente le traiettorie dello sviluppo socio-economico di interi territori. È in queste reti che si insinuano le «mafie di mezzo», strutture criminali nuove e originali, a cui gli attori che tradizionalmente definiamo «mafiosi» possono aderire senza tuttavia esserne necessariamente la componente essenziale, né quella trainante.