"C'erano una volta Rosa e Olindo. Una coppia quasi banale, seppure perfettamente complementare, che viveva in un anonimo paesino della Brianza". È l'incipit di questa storia. Un incipit già sentito, ripetuto per anni in molti modi dagli "addetti ai lavori" e dai media. Perfetto per la fabula che segue, quella che tutti conoscono, quella che racconta una notte di ordinaria follia in cui due persone incolori si trasformano in assassini spietati. Una storia "certificata" da una sentenza della Cassazione: tre gradi di giudizio confermano che gli autori della famigerata "strage di Erba" sono proprio loro, Rosa Bazzi e Olindo Romano. Eppure osservando da vicino tutta la vicenda e la sua ricostruzione giudiziaria e mediatica è difficile non avere dubbio. Basta andare oltre la narrazione bidimensionale a cui siamo stati abituati e guardarne i lati nascosti, scomponendola e ricostruendola come un cubo di Rubik.