L'orizzonte culturale odierno è caratterizzato da ciò che il filosofo Pier Aldo Rovatti ha definito homo psychologicus, ossia un soggetto destrutturato, indebolito, stressato, bisognoso di appoggio, ovvero, non in «buona salute». Tuttavia, parlare di terapia o azione terapeutica, rischia di fare scivolare il counseling filosofico in un mare magnum indistinto e sostanzialmente catturato nella rete del medicalismo forzato, tutto sub specie medica. Di certo la filosofia può curare, ma non nel modo in cui il senso comune lo intende. La cura dice qualcosa di differente e anche di più appropriato per l'essere dell'uomo che non la sola via della medicalizzazione. La cura dice «relazione», resa possibile da una parola gettata come sasso, o sospesa, come piuma, in un istante di vita.