La battaglia di un giudice minorile per liberare i ragazzi della 'ndrangheta. Violenza, onore, omertà. Sono questi i codici della 'ndrangheta. Le madri crescono i figli per consegnarli a un mondo fondato su questi valori, i figli sanno che un giorno dovranno fare il mestiere dei padri. Una catena familiare solida, affidabile. Roberto Di Bella, giudice minorile a Reggio Calabria, in venticinque anni ha processato prima i padri, poi i loro figli. E ha capito due cose. La prima è che la 'ndrangheta non si sceglie, si eredita. La seconda è che non voleva più stare a guardare. Bisognava dare a questi ragazzi una possibilità, mostrare loro un futuro fuori dalla criminalità, farli tornare liberi di scegliere. Un percorso faticoso e doloroso, ma che ha restituito a molti ragazzi la possibilità concreta di una vita diversa. Roberto Di Bella in queste pagine ci racconta come è maturata in lui questa scelta, le reazioni dei ragazzi, la collaborazione, inaspettata, di molte madri. Un'esperienza vissuta giorno dopo giorno che nel tempo ha dato vita a un protocollo oggi adottato in diverse realtà dentro e fuori dalla Calabria.