Il carcere deve essere "altro" da quello esistente. Da questo pensiero forte prende le mosse la riflessione di Silvia Cecchi. Il carcere deve perdere quella che è ancora la sua funzione punitiva e spesso criminogena. È quindi necessario ripensare il concetto di rieducazione così da attivare realmente condizioni di vita carceraria maturative e responsabilizzanti (lavoro, affettività, relazionalità, istruzione), nel rispetto della dignità e della salute del detenuto. La persona è più del fatto compiuto, del reato e della pena che gli viene comminata. La persona, come scriveva Calamandrei, è individuo elevato a valore e per poter essere tale deve poter sperare in un futuro possibile senza il quale non vi è spazio per una ricostruzione della personalità. In questo scritto breve ed estremamente incisivo Silvia Cecchi ripercorre la storia dell'istituzione carceraria e ne delinea una riforma possibile. Prefazione di Adolfo Ceretti.