Il libro intervista è incentrato sulla ricostruzione della gara CUP bandita dalla regione Lazio per un valore di 90 milioni di euro; la turbativa d'asta più rilevante del processo Mafia Capitale. Nel corso dell'indagine è emerso il coinvolgimento di Nicola Zingaretti e Maurizio Venafro, a quel tempo rispettivamente Presidente della regione Lazio e Capo di Gabinetto, nell'accordo spartitorio con la destra di Luca Gramazio per l'assegnazione dei 4 lotti della gara. Con l'ingresso in campo, al posto dell'aggiunto Paolo Ielo, del PM Giuseppe Cascini, autorevolissimo esponente di Magistratura Democratica, la corrente della magistratura da sempre vicina al PCI - PDS - DS - PD, l'indagine prende una piega diversa: Luca Gramazio e Angelo Scozzafava esponenti della Destra sono arrestati; Maurizio Venafro messo in un vicolo cieco e Nicola Zingaretti ed Elisabetta Longo, nonostante le prove documentali, le evidenze intercettive e le dichiarazioni di Buzzi del 2015, archiviati. Con l'intervento della magistratura, la storia politica italiana cambia: se nel 2015 Maurizio Venafro fosse stato arrestato e Nicola Zingaretti raggiunto da un avviso di garanzia, il Lazio avrebbe avuto elezioni anticipate con la probabile vittoria della destra o dei grillini e Zingaretti nel 2019 non sarebbe divenuto segretario del PD. Alla fine dell'iter processuale sono stati assolti tutti, anche gli 8 imputati che avevano concordato la pena e persino Buzzi che dal 2015 racconta la sua versione dei fatti. Se oggi, a vicenda conclusa, Buzzi tra tutti gli imputati di Mafia Capitale è l'unico a stare in carcere, lo si deve al surplus di condanna ricevuto da un magistrato legato a Magistratura Democratica e a un Procuratore Generale anch'esso vicino a MD. Sarà un caso?