"Chi frequenta il proprio ovile sa quanto valore può avere una cosa da niente. Anch'essa è stata creata perché c.è posto per tutti". Così l'autore inizia la sua narrazione e ci accompagna con mano leggera fra i boschi e le lande solitarie della sua latitanza come fra le mura delle carceri in cui è ristretto. Là dove "Franco, in un angolo della cella, appendeva bottiglie vuote. Vuoti di plastica del Coccolino, della Coca-cola, insomma tutto quello che gli capitava. Con un filo appendeva queste bottiglie al soffitto. Lo chiamava l'angolo degli impiccati". Narrazione sul filo dell'ironia e dell'amarezza, questo libro richiama i lettori ad una riflessione non superficiale sulle questioni sociali sollevate dalla cronaca quotidiana, come la droga, la scuola, il rapporto con l'ambiente, e chiede attenzione per il mondo carcerario. Un mondo che rischia sempre più di essere seppellito, con tutti i suoi abitanti, in una terra di nessuno ai margini non soltanto delle città ma anche della coscienza civile.