In queste pagine l'autore riscopre la vita di un paesino sperduto tra i monti dove le baite, i pascoli e i boschi raccontano le storie di coloro che ci hanno vissuto nel lento trascorrere del tempo. Gente ruvida, che sembra uscita da un tronco scolpito a colpi d'accetta, ma allo stesso tempo tenera. Ricordi sbiaditi di personaggi e di luoghi che vengono ritratti nella loro genuina essenza con una vena di humour: uomini e donne che appartengono a un mondo che non esiste più. Fa da sfondo ad ogni racconto la convinzione che dalla montagna non si finisce mai d'imparare, anche se è un'insegnante severa che forse ha cattivi allievi. Preservare le tradizioni di queste terre dovrebbe essere un imperativo per l'uomo contemporaneo, che raramente sa riconoscere il fragile valore dell'ambiente alpino e delle sue genti.