In questo manicomio, nessuno parla da solo. Che abbiano una stanza tutta per sé o si aggirino per i corridoi, i protagonisti di Manicomio lirico hanno sempre qualcuno con cui parlare: una moglie o un amica (sì, senza l'apostrofo), un custode, un passante. E parlano a noi, il pubblico dei lettori-spettatori di questo libro-teatro, un testo pensato inizialmente per la scena e poi rimarginato nello spazio bianco della pagina. Sono artisti, per lo più scrittori; qualcuno è molto noto, qualcun altro nemmeno è stato tradotto nella nostra lingua o è confinato tra gli sconosciuti autori locali di una piccola provincia. Da Amelia Rosselli a Friedrich Hölderlin, da Alda Merini a Dino Campana, attraversiamo frammenti di vita ed echi di poesie: voci inconfondibili, oppure talmente vaghe da assomigliare a quella dei molti "nessuno" che hanno conosciuto queste pareti. Alcuni che vi aspettereste di incontrare (Artaud, Virginia Woolf, Van Gogh) non li troverete: forse sono riusciti a scappare per sempre.