Tina Modotti, fotografa tra le più importanti del Novecento, scelse sempre la libertà come premessa indispensabile alla felicità sin da quando, diciassettenne, attraversò l'Atlantico e gli Stati Uniti da sola per raggiungere suo padre in California. Lì divenne attrice di teatro e stella del cinema muto fino all'impegno militante, tra Berlino, Mosca e la Spagna in piena guerra civile, una vita di avventure che le avrebbe valso il soprannome di "Mata Hari del Komintern". Ce le racconta Gérard Roero di Cortanze, autore pluripremiato, accompagnando la figura di Tina di luogo in luogo - dalla nascita in povertà estrema a Udine fino alla tomba, su cui è inciso un epitaffio scritto per lei da Pablo Neruda - e ricostruendo con acume e passione una vita travolgente.