«Giuseppina Palo, da anni, eterna ragazza, fanciulla e poi donna devota, maternale di poesia, vede, salva la lirica ovunque: nei paesaggi che una vacanza attraversa come se li scoprisse, l'inventasse d'incanto; o nell'eco suadente e cadenzato di una musica che ha liberato a nome di tutti, di ogni giovinezza o beat generation, e la mente e il cuore. E noi addormentavamo le nostre sembianze sotto le stelle. E quando il tempo esigeva una lontananza io alzavo stanca le ali e seguivo la linea del sole ... È un viaggio continuo, il suo, di cui ancor più ci convincono le nuvole, che il sereno troppo azzurro. Stupisce e consola, questa dedizione fedele alla poesia, al placebo o antidoto del verso: questo colloquiare fitto della vita con sé stessa, con noi stessi, affratellati tutti in destini comunque intrecciati o paralleli... Poesia d'Amore. Sempre e comunque. Senza sterili intellettualismi, ma profusa di una dedizione al Sentimento, ai sentimenti tutti, che fa quasi a pugni con la moderna, contemporanea ricerca di una poesia oramai abrasa, frantumata d'ideali, centrifugata tra malesseri e disillusioni costanti tra l'Io e il Mondo (per questo Giusy mi ricorda poeti o profondamente semplici e assoluti: penso a Sbarbaro, a Betocchi, allo stesso Turoldo... o poetesse meravigliosamente auratiche, in cui il dolore è sempre un tragitto, una parte medesima, trattenuta e sospesa, della gioia... E penso su tutte a Antonia Pozzi, ma anche a Daria Menicanti, Fernanda Romagnoli, Anna Maria Ortese, la stessa Merini...).»