L'itinerario per i luoghi dell'oltremondo («per altre dimore») è svolto all'insegna della visione e dell'avventura, le parole-chiave che fanno della Commedia la coscienza della sorte umana, ricordando agli uomini come la vita sia assidua meditazione della morte, infinita malinconia di beni sperati e smarriti, prova di passione e di pentimento, di violenze e di rinunce. Per altre dimore, apprezzato al suo primo apparire da critici e da storici di scuola francese come Christian Bec e Jacques Le Goff, è un approccio al poema dantesco svolto secondo l'ottica dell'immaginario, della mentalità e della sensibilità medievale. Una riconferma che il testo letterario diventa campo di ricerca, specchio di civiltà e, soprattutto, magazzino di sentimenti umani. In esso si riflettono i codici culturali dell'età, offrendo peraltro il modo di continuare a leggere Dante con Dante sperimentando nuovi percorsi esegetici. Al centro dell'attenzione è la tecnica di rappresentazione, in special modo considerando la particolare visione (degli occhi e della mente) che Dante ha degli scenari ultraterreni. L'uso e il significato della prossemica, dei colori e dei suoni o, talvolta, di una più articolata grammatica dei sensi, nonché il rilievo dato al costume e alla vita quotidiana (il fantastico, la caccia, la mercatura, il senso del tempo e della morte, il corpo e i gesti, i rapporti con le arti visive e musicali, ecc.) confortano da diverso angolo visivo nuove interpretazioni. Resta il fatto che è fondamentale il concetto di un viaggio concepito come ricerca della libertà teologica, affascinante avventura anagogica, riscatto delle cose terrene sul piano del divino.