Dalla semantica del termine 'cultura' alla pluralità di significati - sociali, economici, storici, simbolici - del cibo: esiste uno spazio per una regolazione giuridica del suo indiscutibile valore culturale? Il cibo, le tradizioni alimentari, la produzione enogastronomica d'eccellenza, hanno un posto nel mosaico ordinamentale nazionale? E, prima ancora, la nozione di 'cultura' richiamata in Costituzione può prescindere dalla consistenza materiale del bene? Dinanzi a un quadro costituzionale "aperto", l'orientamento del legislatore nazionale in materia si è rivelato molto più incerto e oscillante, specialmente se paragonato agli sviluppi normativi sovranazionali e substatali o agli orientamenti giurisprudenziali più avanzati... Intorno all'universo enogastronomico va, insomma, emergendo rapidamente un sistema multicentrico di garanzie che induce a superare quella nozione di patrimonio culturale inflessibilmente attestata sul limes della materialità, come vuole la vulgata corrente costruita intorno al Codice dei beni culturali del 2004.