«La dedizione fino al sacrificio, fino alla fatica estrema, fino all'eroismo che lei e il personale sanitario avete vissuto nel momento drammatico dell'epidemia confermano un'attitudine che è consueta e una pratica che è quotidiana. "Dovrebbero farle un monumento!". Certo, una frase un po' fatta, che sa però unire in un'immagine tutto lo stupore, l'ammirazione e la dovuta riconoscenza che merita». Così mons. Mario Delpini inizia la sua Lettera agli operatori sanitari. Innanzitutto la «ragione più personale è la riconoscenza». Scrive l'arcivescovo: «La competenza professionale, l'esperienza che insegna i tratti della delicatezza e dell'efficacia, la dedicazione del tempo e la prontezza nel farsi presente per rassicurare, offrire sollievo, ricordare medicine da prendere o attenzioni da avere, trasformano la prestazione in prossimità. I malati sono riconoscenti perché sperimentano la presenza».