«Napoli è, con Londra e Parigi, una delle tre grandi capitali d'Europa», andava sostenendo il francese Marie-Henri Beyle, più noto come Stendhal, all'inizio del XIX secolo. Il Mezzogiorno può essere definito una grande disgregazione sociale, in cui, malgrado la presenza di grandi intellettuali, è centrale il problema della mancanza di classi dirigenti», sosteneva Antonio Gramsci all'inizio del XX secolo. Sono due visioni in apparenza diverse, quelle dello scrittore francese e del politico sardo. Eppure colgono entrambe due caratteristiche che segnano il Mezzogiorno d'Italia. Miseria e nobiltà, verrebbe da dire, con Eduardo Scarpetta. Esiste una sterminata letteratura sulla storia del Mezzogiorno e sul suo essere perennemente in bilico tra modernità e arretratezza. Non è nello scopo di questo libro entrare nel merito della condizione generale del Meridione in rapporto al resto d'Italia e d'Europa. Il nostro obiettivo è più limitato, ma non meno importante. Osservare il Sud da un angolo particolare, solo in apparenza ristretto: quello della scienza e degli scienziati. Vogliamo raccontarvi le storie di 14 donne e uomini nati nel Mezzogiorno tra Settecento e Novecento e che hanno svolto attività scientifica in maniera particolarmente brillante. A raccontarla, salvo una sola eccezione, sono comunicatori di scienza a loro volta meridionali...» (Dalla Prefazione di Pietro Greco)