Quando nel 1967 la giovane biologa Lynn Margulis riuscì a pubblicare il suo primo importante articolo sull'origine delle cellule mitotiche venne sommersa da una marea di critiche, anche molto velenose. Non solo non si scoraggiò, ma continuò imperterrita a studiare il vasto e ignorato mondo dei microrganismi, convinta che in essi risiedesse la chiave dell'evoluzione del nostro pianeta e di tutte le forme di vita che lo abitano. Sostenne con caparbietà che la cooperazione, piuttosto che la competizione, costituisse il motore della selezione naturale e tolse alle mutazioni casuali il ruolo chiave nella speciazione. Gradualmente riuscì a dimostrare che tutte le cellule possono funzionare e dare origine a nuove specie grazie alla simbiosi con antichissimi batteri. Oggi, che la sua teoria rivoluzionaria è universalmente accettata e che, grazie alla microscopia elettronica e al sequenziamento del DNA, ha fatto fare un balzo in avanti alle teorie evolutive di Darwin, è più che mai opportuno che anche il nostro paese conosca da vicino Lynn Margulis, una scienziata ribelle.