Quando, nel 1972, Tiziano Terzani arrivò in Vietnam, era - come scrive lui stesso - un giovane corrispondente «ottimista, sorridente e speranzoso». Consegnò la propria esperienza di testimone della guerra al diario che l'anno dopo apparve col titolo diPelle di leopardo. Si ritrovò di nuovo in Vietnam nel 1975, e fu uno dei pochissimi giornalisti occidentali testimoni della liberazione di Saigon.Giai Phong!, pubblicato nel 1976 ricostruisce i retroscena diplomatici e di guerra di quei mesi febbrili. Riproposti insieme dopo oltre venticinque anni, e con una nuova introduzione dell'autore, i due libri, scritti letteralmente tra due fuochi, descrivono non solo le battaglie e gli orizzonti della guerra, ma anche la sofferenza delle popolazioni civili, il cambiamento materiale e morale dopo la fine degli scontri, tra fabbriche e chiese, rancori e perdoni. Appassionante resoconto di un viaggiatore instancabile, testimonianza preziosa per capire il passato, documento ormai storico, che va oltre la guerra, il tempo ci riconsegna queste pagine nella loro intatta verità e bellezza, come accade soltanto ai veri scrittori. «Per la mia generazione il Vietnam è stato un test di moralità. Perché, insomma, io sono cresciuto leggendo i grandi dell'epoca precedente e avevo dei miti, cavolo se li avevo! Edgar Snow in Cina, Hemingway e George Orwell in Spagna, accidenti, per me erano un mito! Io li leggevo e dicevo "Madonna, io potrei essere così!" Per questo, quando ho avuto l'occasione di andare in Vietnam, quella era la mia Spagna, quella era la mia guerra».