Pensare, capire, non mentire a se stessi, non mentire agli altri, sentirsi cittadini del mondo prima ancora di un mondo che allora si chiamava pòlis, alle cui leggi si doveva però il massimo rispetto e che per tutti, quale che fosse il suo nome, andava considerata un'istituzione da servire col massimo dell'onestà; distinguere tra bene e male non tanto in nome di una logica utilitaristica quanto della chiara convinzione che non ci possono essere distanze tra il capo di una fazione politica e il mandriano che ha acquisito la perizia di chi si intende di buoi o di cavalli; e dirle, queste cose, nelle strade e nei simposi, tra i giovani che lo seguivano e i tanti che si fermavano ad orecchiare [...] Questo e molto altro ancora, che non compete dire a uno che non è né storico né filosofo né psicanalista, fu la strabiliante novità che rese cosa unica e irripetibile, nel mondo di quasi duemila cinquecento anni fa, l'umanità che popolava le strade e le piazze di Atene. Nelle quali prese forma la rivoluzione dolce di Socrate [...]