Cresciuto nella Marsica, a Pescina, Secondo Tranquilli, figlio di contadini benestanti, in seguito al terremoto del 1913 e la morte di genitori e cinque fratelli fu accolto a Roma da don Orione, un grande prete "di sinistra". Conobbe molti militanti socialisti e diventò, nel 1921, uno dei fondatori del Partito comunista italiano. Dal comunismo si staccò nel 1930, avendone visto subito e combattuto la deriva autoritaria, anzi dittatoriale, quand'era esule in Svizzera, dove proprio in quell'anno pubblicò con il nome che si era scelto nella clandestinità il suo capolavoro, quel Fontamara che, descrivendo le condizioni di vita dei suoi contadini e la loro sete di riscatto, fu amato da lettori di mezzo mondo, ed ebbe una grande influenza, non ancora studiata a dovere, sulle letterature di tanti paesi, sulla vocazione di tanti scrittori, in Asia come in Africa, nelle Americhe, in Europa... Forse, prima del Cristo di Levi che in qualche modo ne seguiva la tracce, fu il libro italiano più noto e più amato nel mondo, soprattutto in quello che ci siamo abituati a chiamare "terzo mondo". Un altro suo testo molto letto dagli antifascisti fu La scuola dei dittatori (1938), ma il suo intervento più noto fu quello in cui denunciava il tradimento sovietico, raccolto nel 1955 insieme a quelli di altri testimoni che avevano creduto nel comunismo, Uscita di sicurezza. Inoltre, con una lucidità ben rara tra i suoi contemporanei, Silone punta subito il dito sulla piaga parlando del "nichilismo di massa" come del nuovo, immane pericolo: l'accettazione del mondo come viene, vivendolo alla giornata, senza interrogarsi su quanto ha alle spalle e quanto ha davanti, e su dove ci sta portando. E se oggi questo testo straordinario ha tanto da insegnarci è proprio sul nostro presente, sulla nostra accettazione della società così come il potere e il capitale (e i politici e intellettuali al suo servizio, anche tanti che si dicono "di sinistra") predispongono per noi. Prefazione di Francesco De Core.