La scienza ritiene di aver già compreso la natura della realtà: le questioni fondamentali avrebbero già trovato risposta, lasciando solo i dettagli da definire. Rupert Sheldrake, uno degli scienziati più innovativi ed esponente di un approccio "organicista" alla scienza, pensa invece che le scienze stiano attraversando una impasse determinata proprio da ipotesi date regolarmente per sottintese, mai messe in dubbio, accettate come un articolo di fede. Egli sostiene che la "visione scientifica", ancorandosi ai suoi assunti trasformati in dogmi, sia diventata un sistema di credenze: tutta la realtà è materiale o fisica, il mondo è una macchina e la materia è priva di coscienza; il libero arbitrio è illusorio, le leggi di natura sono costanti e la natura è senza finalità; la coscienza non è altro che l'attività fisica del cervello e Dio vive solo come un'idea nella mente umana, e così via. Con uno stile e un linguaggio accessibili anche ai semplici curiosi, Sheldrake individua dieci "dogmi" del materialismo e li mette in discussione. Aprendo nuovi possibili percorsi di indagine, svincolandosi da tali dogmi, la scienza sarebbe migliore: più libera, più interessante, persino più divertente.