La celebre congiura del 63 a.C. appartiene a un momento avventuroso e forse unico della storia di Roma, quando i giovani più ambiziosi e irrequieti sognano il potere, praticano la rivolta, parlano di arte e bellezza, si iniziano ai misteri della religione, vanno ad Atene ad ascoltare i filosofi, si esaltano per Alessandro Magno. Più di vent'anni dopo, quei fatti sono ancora vivi nella mente di Sallustio, scrittore che affronta solo temi ed episodi che l'hanno coinvolto emotivamente perché considera l'indagine storica un'esigenza morale, non scientifica. Quegli anni contraddittori risorgono così dinanzi a lui animati da uno splendore antico, da un'aura magica; la pagina si accende di un colore tragico, reclama il linguaggio della passione, e la vita pulsa oltre i confini del discorso.