Secondo l'autore, la dittatura del "politicamente corretto" - diretta dalle élite progressiste - rappresenta una pratica di dominio senza precedenti: conia nuove parole, monopolizza il dibattito pubblico, lancia scomuniche e riscrive la storia. Divenuta il soft-power della globalizzazione, questa teologia laica impone i dogmi del multiculturalismo, del femminismo e della rivoluzione sessuale, decostruendo le identità e dando forma ad una "società aperta" fondata sulla neutralità asettica dei generi, sull'intercambiabilità sradicante delle culture e sulla mobilità apolide degli individui e delle merci. La chimera di un'uguaglianza universale che ha sostituito la "lotta del proletariato" con i fantomatici "diritti delle minoranze", erigendo il relativismo etico a parametro di un mondo liquido senza più riferimenti, appartenenze e confini. Questo pamphlet passa in rassegna l'evoluzione del fenomeno: dalla sovversione sessantottina alla nascita del radicalismo chic, passando per la "cancel culture" e i nuovi "speech codes". Un'indagine attuale e coraggiosa, che propone un'alternativa al processo di omologazione: dirigersi Obstinate Contra, con spirito indomito e ribelle.