Torino cade in mano ai privati. Non solo il suo patrimonio culturale, ma anche i servizi, lo spazio e il patrimonio pubblico nel suo insieme. Un processo inevitabile, si dice, perché conseguenza della inarrestabile deindustrializzazione che ha trasformato la città del lavoro in quella del divertimento compulsivo, del turismo consumatore internazionale, sempre a caccia di nuovi capitali e masse sciamanti da attrarre. Un comune diventato esso stesso un'impresa privata, gravata dal debito e alle prese con i costi dei servizi, ossessionato dalla ricerca di nuove risorse per estrarre continuamente valore dal territorio. Oggi, che il processo di privatizzazione si è concluso, è possibile fare un'analisi del meccanismo che ha trasformato la città e i suoi abitanti.