Mentre infuriavano a Firenze le persecuzioni antiebraiche, Lionella Neppi Modona Viterbo viveva la sua prima adolescenza. Lei e la sua famiglia -i genitori e un fratello più piccolo- a metà ottobre del 1943, spinti dalla drammaticità delle circostanze ed esortati anche dall'amatissimo rabbino Nathan Cassuto a «cercare solo di sopravvivere», abbandonarono la loro casa e cominciarono una vita clandestina. Per molti lunghi mesi, prima in città poi ad Anghiari, si ingegnarono a vivere in una dimensione fino a poco tempo prima del tutto inimmaginabile, dovendo fronteggiare oltre al rischio continuo di essere arrestati e deportati, anche lutti, malattie, piccole e grandi emergenze in una realtà stravolta. Con una memoria prodigiosamente nitida e ricchezza di dettagli, l'autrice ripercorre questo periodo cruciale della sua vita. Non intende esibire velleità letterarie, e le è altresì estraneo il registro sentimentale: quasi sempre il suo mondo interiore resta fuori dall'economia della scrittura. Nessuna indulgenza per malinconie e rammarichi percorre queste pagine; né tanto meno Lionella Neppi Modona Viterbo indulge a forme di autocommiserazione, a cui è del tutto aliena non solo nello scrivere ma per carattere anche nella vita reale. Questo suo memoriale rappresenta invece un'onesta, circostanziata e veridica testimonianza, preziosa per la storiografia e per chiunque voglia comprendere la quotidianità nei drammatici frangenti delle persecuzioni.