Riguardo alla letteratura russa, due sono gli atteggiamenti ideologici prevalenti. Il primo è quello dei sovietici, per i quali l'ideologia è tutto e non si può scrivere senza prendere una posizione politica. Il secondo è diametralmente opposto ed è rappresentato, per esempio, da critici come Nabokov: è arte solo ciò che non è ideologia. Mirskij riesce nel difficile compito di non difendere nessuna delle due posizioni, rendendo il suo volume non solo unico, ma un'opera preziosa, passionale, che non si limita a fotografare la fortuna o la disgrazia di questo o di quello scrittore, ne propone anzi a volte opere meno conosciute che, secondo l'autore, sono allo stesso modo eccezionali, assolutamente da conoscere o riscoprire. Si tratta di un manuale sui generis, da leggere con passione, come quei romanzi che si divorano con piacere vicino al camino in un uggioso pomeriggio invernale e che non si vorrebbero mai abbandonare. L'autore esplora e racconta una serie articolata di autori, analizzando con invidiabile puntigliosità i capolavori sia dei più grandi della letteratura russa, come Pùskin, Gògol', Dostoèvskij, Tolstòj, Cèchov e Gòr'kij, sia di quegli scrittori ingiustamente dimenticati. Arricchisce il volume una dettagliata ed esaustiva postfazione di Kollektiv Ulyanov che prosegue il lavoro di Mirskij accompagnando il lettore fino ai giorni nostri, lungo i più recenti sentieri della letteratura russa.