Inviato in Africa dal «Corriere della Sera» tra il gennaio e l'aprile del 1939, Curzio Malaparte sbarca a Massaua, visita l'Eritrea e, attraversando il territorio Amara e il Goggiam, arriva ad Addis Abeba. Nel corso di un viaggio lungo circa 6000 chilometri, percorsi in parte a dorso di mulo, partecipa anche alle operazioni militari contro la resistenza anti-italiana, guadagnandosi nella caccia ad Abebè Aregai, il più celebre patriota dell'Etiopia centrale, una croce di guerra al valor militare. Nei progetti dello scrittore quel viaggio avrebbe dovuto documentare la creazione in un "paese nero" di un "impero bianco", e celebrare le glorie del regime offrendo a Malaparte una possibilità di riscatto politico dopo gli anni passati al confino. Ma lo scrittore si accorse ben presto che quell'esperienza gli offriva qualcosa di più e di molto diverso: da un lato, la scoperta di un'Africa del tutto inattesa, complessa e affascinante, e dall'altro la testimonianza di una vicenda militare anticipatrice della guerra ormai vicina, ma per gli italiani d'Africa e per lo stesso Malaparte del tutto inattesa. Questo scritto costituisce dunque non solo un reportage di grande fascino, ma l'occasione per comprendere un passaggio ancora non sufficientemente esplorato della nostra breve esperienza coloniale.