I giorni del virus. La vita segregati in casa, fra libri e televisione, musica e notizie. Rare sortite bardati di mascherine e guanti, distanziati in coda davanti al supermercato o alla farmacia. Il silenzio della città: assordante e sconcertante. Il frastuono dell'informazione, il tornado dei numeri, il tarlo della paura. Per due mesi il poeta e scrittore Paolo Lanaro ha contrappuntato gli eventi che mai ci saremmo aspettati con il suo "Zibaldone della quarantena": pensieri acuminati, poetici ed essenziali, scavando nella realtà con filosofia e ironia, partecipazione e distacco. Consegnate in parte al quotidiano online «Lettera 43» e rielaborate per confluire in una sorta di instant book della pandemia, le sue prose sono affiancate qui dalle "Cronache dei teatri sbarrati", interventi di taglio giornalistico con cui Cesare Galla racconta in particolare il trauma subito dallo spettacolo dal vivo, dalla cultura in scena, dalla musica. Un vuoto riempito di speranze, spesso di illusioni, mentre la pandemia metteva a nudo drammaticamente la crisi di un mondo fragile e sottovalutato, al di là delle vuote affermazioni di principio.