Sono pagine vergate nell'atmosfera cupa dei mesi dolorosamente funestati dalla pandemia, durante i quali letture e riflessioni si sono rincorse nel tentativo di trovare concetti che aiutassero a capire. Tuttavia, i temi che vi sono affrontati, per quanto legati alla contingenza del momento, hanno una portata più ampia e si riferiscono ai modi in cui la realtà sociale e il nostro stesso immaginario si costruiscono effettivamente, di solito in deroga ai principi di chiarezza, evidenza, linearità disegnati dalla modernità. Ci muoviamo tra ibridazioni e generi confusi, in un pianeta sconvolto da cambiamenti climatici, migrazioni forzate, epidemie sempre più frequenti, e in un'epoca, l'antropocene, caratterizzata dal predominio della specie umana sul resto del mondo. Il tempo che chiamiamo futuro anteriore indica un passaggio ulteriore, a volte necessario, un gradino precedente, una condizione perché le aspettative e le aspirazioni si concretizzino. L'antropologia culturale può aiutare nello studio dei momenti intermedi, delle sospensioni socialmente controllate, a orientare lo sguardo verso il futuro.