Poche figure, nel corso della storia, hanno alimentato odi e passioni alla pari di Flavio Claudio Giuliano, l'imperatore apostata dal cristianesimo. Abile generale e fine letterato, filosofo e homo religiosus, egli è stato il princeps venerandus di Ammiano, il "Dragone" e il "Comune Nemico" di Gregorio di Nazianzo; personalità come Lorenzo il Magnifico, Voltaire, Merezkovskij, Vidal hanno subìto il suo fascino. Ma chi fu veramente Giuliano? Il persecutore della Chiesa, il sognatore nostalgico di un mondo ormai scomparso, il mistico barbuto in perenne conversazione con gli dèi? I testi raccolti nel presente volume - per la prima volta insieme, le Lettere e i Discorsi dell'ultimo dei costantinidi - lasciano emergere la voce dell'imperatore, al di là di tutte le deformazioni cui è stata sottoposta nel corso dei secoli. Dalle missive private ai rescripta alle città, dai panegirici ai pamphlet polemici, alle operette satiriche e agli inni teologici, tutti gli elementi dell'affaire Julien sono presentati al lettore - con l'ausilio di un puntuale commento storico-filosofico aggiornato alla luce degli studi più recenti - come altrettanti tasselli di un gigantesco puzzle: quello di un complesso e ambiziosissimo progetto di restauratio dell'Impero, concepito dal princeps con un'ampiezza di visione maturata attraverso lo studio della filosofia greca e un pragmatismo politico tutto romano. In una società dominata dalla novità del cristianesimo, Giuliano continua a guardare alla tradizione ellenica in cui legge, cultura e religione sono strettamente associate: esse sole, a suo giudizio, possono assicurare la sopravvivenza eterna di un glorioso patrimonio di civiltà.