In questo breve saggio l'autore discute sia la teoria dell'eternità degli enti di Emanuele Severino, sia la tesi famosa di Parmenide che ne fa da perno. L'autore sostiene che entrambe hanno come errate premesse dei concetti sbagliati dell'essere e del nulla, cioè l'idea che l'essere sia ciò che si oppone al nulla, e che il nulla sia ciò che si oppone all'essere. In realtà il nulla è il mondo vuoto, è il limite dell'essere, ossia è compatibile con esso. Gli enti non sono eterni perché, non essendoci una forte e irriducibile opposizione tra il nulla e l'essere, il sorgere delle cose dal nulla e il loro ritornare nel nulla non è contraddittorio. Nel saggio inoltre viene approfondito e rinnovato il concetto di "essenza" e ripensata radicalmente anche la distinzione tra sostanza e accidente.