Ritrovati fra le sue carte dopo la morte, i Consigli al giovane scrittore offrono un insolito campionario di utili raccomandazioni che André Gide, sotto forma di aforismi, offre a un immaginario giovane che vuole dedicarsi alla letteratura. Il grande scrittore francese invita a riflettere sull'arte in generale e sulla scrittura in particolare, suggerendo che occorre considerare quest'ultima come un mestiere che si impara, e che non bisogna farsi incantare dalle sirene del successo («Se quello che cerchi è il successo», afferma, «non seguire nessun mio consiglio»): ci vogliono misura, rigore e una costante applicazione, e non si astiene da giudizi e aneddoti che rendono queste pagine ancora oggi particolarmente attraenti. È importante, però, secondo l'autore, saper anche leggere le opere altrui, ed è proprio questo l'oggetto della conferenza Sull'influenza nella letteratura, tenuta a Bruxelles nel marzo 1900, dove Gide dichiara di voler fare l'apologia degli "influenzati" e degli "influenzatori". Ed è in fondo anche l'oggetto dell'altro breve saggio che conclude il nostro volume, Ricordi letterari e problemi attuali, anch'esso pensato per una conferenza che tenne a Beirut nell'aprile del 1946. Qui Gide ritorna al passato della sua vita letteraria, agli autori che lo hanno segnato - bellissime le pagine su Mallarmé -, cercando di rintracciarvi una risposta ai problemi del secondo dopoguerra, in cui la nuova gioventù, totalmente disorientata in seguito agli orrori a cui ha assistito, si rivolge ora alla neonata scuola esistenzialista.