Torino, 3 gennaio 1889. Friedrich Nietzsche, con un sorprendente gesto di compassione (sentimento molto bistrattato nei suoi scritti), getta le braccia al collo di un cavallo per difenderlo dalle frustate del vetturino. Subito dopo cade a terra privo di conoscenza e da allora la sua mente sprofonda nel buio della follia. Questa immagine, così celebre e così teatrale, ricorda alcune scene presenti nei romanzi di Dostoevskij, in cui fanno capolino cavalli innocenti, ingiustamente percossi (si pensi a quello che Raskolnikov, il protagonista di Delitto e castigo, sogna prima di compiere l'omicidio che ha premeditato). Nietzsche e Dostoevskij non si incontrarono mai, sebbene il primo fosse un vorace lettore e ammiratore del secondo, al punto da riconoscere in lui un fratello ideale. Tante, fra loro, le sintonie, e anche le discordanze inconciliabili, che emergono dalle pagine dei loro scritti così come dalle parole e dalle azioni degli intramontabili personaggi a cui diedero vita. In questo piccolo volume Bianca Gaviglio tratteggia un ritratto parallelo di questi due giganti del pensiero, mettendone in luce le intuizioni profonde e in un certo senso profetiche.