Il volume è incentrato sul porto fatto costruire da Nerone ad Antium 'con un'enorme spesa', come scrive Svetonio. Sui suoi resti, emersi e sommersi, l'Autore ha svolto a più riprese rilievi, prospezioni e scavi subacquei, che hanno fornito molti dati topografici e tecnico edilizi; tra cui singolari e rare sigle punzonate sui legni delle casseforme di fabbrica. La ricerca si è avvalsa non solo di fonti archeologiche, ma anche anche letterarie, cartografiche, fotografiche e aerofotografiche, fino ai documenti d'archivio e alle cartoline illustrate d'epoca, sulla base delle quali si sono ricostruiti episodi della storia moderna del complesso portuale e della sua conservazione. Il porto di Antium si inscrive appieno nella politica di infrastrutture portuali imperiali: per la paternità neroniana, ma anche per i suoi resti archeologici, che testimoniano in modo chiaro gli avanzamenti raggiunti nel I secolo d.C. dalla tecnica di costruzione in ambiente marittimo, basati sul cementizio pozzolanico, secondo le indicazioni di Vitruvio nel De architectura. Rassegne critiche di procedimenti di costruzione in varie strutture portuali e di fonti iconografiche di soggetto marittimo contribuiscono a formare il quadro generale di queste tecnologie, in cui si riscontrano non solo i metodi vitruviani, ma anche ulteriori sistemi menzionati da altre fonti: un bagaglio operativo di ingegneria marittima che costituì la base per un programma portuale imperiale mirato alla sicurezza delle rotte. Conclude pertanto il volume una panoramica delle strategie annonarie di Nerone: un tema storico nel cui ambito il porto di Antium non va, come in passato, interpretato quale mera appendice della villa imperiale, ma piuttosto come un presidio della vitale rotta tirrenica su cui viaggiava il grano diretto a Roma.