Finalmente rivalutato grazie al suo capolavoro, "I Vicerè", Federico De Roberto attende ancora che la stessa fortuna arrida alla sua rimanente (e copiosissima) produzione: in particolare quella di argomento amoroso. Troppo spesso fraintese da una critica distratta, pronta perciò a considerarle mero intrattenimento mondano, quelle opere contengono in realtà gli stessi veleni che serpeggiano nel capolavoro: nei "Vicerè" c'è la critica spietata del potere, delle sue dinamiche e dei suoi linguaggi; qui invece la critica, altrettanto radicale, dell'eros e del rapporto, per De Roberto, altrettanto falso e feroce, tra i sessi. Pubblicato nel 1895 a un anno solo di distanza dai "Vicerè", e mai più edito, il trattato "L'amore. Fisiologia psicologia morale" esce dallo stesso cantiere ed esibisce lo stesso rigore analitico e la stessa ferocia descrittiva.