Muoversi all'interno di una progettualità interpretativa, non significa altro che cercare di comprendere la struttura dei luoghi, ricordando come l'interpretazione altro non sia che una complessa ricognizione del contesto, messa in atto tramite un sistematico e personale processo di analisi/lettura. Questa' fase, orientata da presupposti analitici certi, eppure filtrata dalla predisposizione e dalla sensibilità manifestata dal progettista nel proprio sapere vedere, dovrebbe essere capace di disvelare non solo temi, tipi e figure che compongono le strutture formali dei contesti, ma anche le loro permanenze, le matrici, le misure, le materie e latenze in loro presenti. Riuscire a interpretare il senso del luogo, quale base di partenza per un nuovo itinerario di progetto, significa comprendere e assimilare a fondo la sua precisa identità e i suoi molti caratteri per cercare poi, di restituirli profondamente mutati anche se sempre riconoscibili, nelle forme della nuova architettura che dovrebbe esprimersi con linguaggi doverosamente contemporanei. Momento fondamentale della pratica interpretativa è una sorta di generale "poetica dello sguardo", intesa come condizione ma anche come garanzia della conoscenza, in modo che il progetto possa dirsi sempre espressione del dialogo tra luogo e senso, tra interpretazione e caratteri, tra memoria e progetto. Su queste basi si muovono i 21 progetti di tesi di laurea presentati, capaci di mostrarci come solo dopo avere visto e guardato, possiamo conoscere e ancora dopo interpretare. Conosciamo attraverso gli occhi l'insieme dei caratteri che formano la scorza superficiale dell'identità e del carattere dello spazio, ma è solo attraverso lo sguardo della mente che interpretiamo la dimensione paradigmatica e figurale di ciò che ci interessa. In pratica, solo attraverso il progetto prendiamo possesso di quella dimensione che è invisibile agli occhi ma indispensabile alla conoscenza.