"Nella storia sono così numerosi i casi in cui gli uomini hanno cercato deliberatamente la morte, che sorge il sospetto che il desiderio di morire non sia affatto innaturale". "Togliersi la vita si può davvero dire un atto 'contro natura'? Sulla base di una corretta comprensione della concezione cristiana, è lecito considerarlo un 'peccato'? [...] Quali popoli e leggi lo condannano, e per quale motivo [...]? Come è giudicato il suicidio dalle Scritture?". Questi sono solo alcuni dei quesiti che John Donne si propone di argomentare in questa sua magnifica opera. Una vera e propria apologia del suicidio che John Donne, il quale mai ha accettato idee "preconfezionate" e che ha sempre avuto interesse nelle controversie legali e teologiche, si propone di analizzare senza preconcetti e pregiudizi, vagliando la sua origine e l'animo di coloro che lo commettono. Analizzando vari passi delle Sacre Scritture e confutando abilmente tesi di noti filosofi, dimostrando la sua vasta cultura in ambito sia religioso che filosofico, Donne ci farà riflettere sul suicidio aprendoci gli occhi su nuovi punti di vista, guidandoci col suo stile fresco e scorrevole. Un'opera rischiosa, soprattutto ai tempi di John Donne dove la Chiesa aveva un potere predominante sulla società e la politica, caratteristica che ce la rende ancor più affascinante.