Nel 44 a.C., alla vigilia della sua ultima battaglia politica, Cicerone volle fornire alla classe dirigente romana un modello di condotta destinato a rinsaldarne la vacillante egemonia. Conscio che l'arcaico complesso di valori aristocratici era ormai irrimediabilmente superato, Cicerone propose un sistema etico più duttile che fosse in grado di assorbire e unire tutti i "boni", indipendentemente dal loro status sociale, nell'estremo tentativo di salvare l'ormai agonizzante Repubblica. Un'etica che Cicerone trovò nello stoicismo moderato di Panezio, fondata su saldi princìpi morali, rispettosa della tradizione e dell'ordine politico-sociale e allo stesso tempo anche norma di vita quotidiana. Emanuele Narducci illustra nel saggio introduttivo le basi filosofiche e politiche della speculazione ciceroniana.