Negli anni tra la fine del socialismo e l'inizio di Tangentopoli, Marco Cavalli decide di leggere integralmente il poema che dà origine alla letteratura italiana, alla ricerca di un Dante sans papier, non schermato dalla sua importanza e dignità sacramentali. "Volevo sentire la voce dell'autore della Commedia come un bambino potrebbe voler parlare con Pinocchio senza dover ascoltare le bugie su di lui dette dal primo della classe che il burattino è diventato avendo fatto carriera". E così il viaggio lungo la Commedia incrocia falsi ricordi e autentiche amnesie, scopre legami di parentela tra esperienze lontane tra loro, in un memoir che si alterna a pagine di riflessione saggistica su un'opera denominata "divina" più per volontà di iscriverla nella tradizione talare della nostra letteratura, che per altro. Invece Dante si distingue per l'ironia con cui cesella il suo stesso personaggio, per il significato mai totalmente districabile di certi suoi versi, per le maschere contraddittorie dietro cui si nasconde la sua figura storica, racchiusa tra una biografia avara di informazioni e una leggenda prodiga di aneddoti. Dante clandestino è un itinerario di scoperta a Dante, ma è anche un sorprendente romanzo sui fuori rotta della lettura, sulla vocazione truffaldina della memoria, sui testacoda imprevedibili di ogni racconto in prima persona, quando chi dice "io" fa finta di crederci, e spera e teme che nessuno se ne accorga.