Il libro propone una riflessione teorica sull'allargamento della scena dallo spazio materiale a quello immateriale della Rete Web, dei Network di immagini e dei dati personali di un pubblico disperso in una narrazione "dataficabile" e dominabile dalle intelligenze artificiali. Se il metalinguaggio (matematico) digitale ha la potenzialità di scardinare l'opera d'arte "chiusa" e reinserirla nuovamente in un processo di riscrittura, l'archivio "foucaultiano" sembra retrocedere nel "database" del "network" che è sia "piazza" che "scena" per un performer virtuoso. Quest'ultimo è svilito dalla computazionale esigenza di esistere nell'autoproduzione della propria immagine in Rete. Sulla base di queste riflessioni il volume espone due casi studio condotti dall'autrice: #Hackdance che esplora l'uso delle tecnologie digitali nella danza e romeo@giulietta/#ShakespeareinInstagram, adattamento intermediale per Instagram dell'omonima opera shakespeariana.