Con questo memoir Belcourt traccia la propria storia personale nel tentativo di riconciliarsi con la realtà in cui è nato. Inaugurate da una lettera a Nôhkom, la nonna con cui l'autore è cresciuto nella riserva della Driftpile Cree Nation, in Canada, queste meditazioni ci invitano a esplorare la realtà di un'esistenza queer e il mondo spezzato in cui vivono le popolazioni indigene. Belcourt ce ne illustra le contraddizioni, svela i soprusi subiti per mano dei colonizzatori e valorizza la gioia che, ciononostante, continua a sbocciare. Tra prime infatuazioni e delusioni amorose, sperimentazione sessuale e desiderio d'intimità, scopre nella scrittura uno strumento per sopravvivere ed elaborare la propria complessità. "Storia del mio breve corpo" non è solo una profonda riflessione su memoria, genere, rabbia, vergogna ed estasi, ma anche un viaggio emotivo che apre gli occhi su una realtà troppo spesso dimenticata e uno sguardo ottimista sul futuro dei nativi. Mettendosi a nudo con incredibile sincerità, tramite una scrittura lirica, Belcourt si posiziona al centro di un fitto dibattito letterario sulle sfaccettature dell'identità nordamericana contemporanea.