Quante volte, nelle pubblicità di qualche realtà socio sanitaria, abbiamo visto divise inamidate, figure rilassate e visi sorridenti di operatori, infermieri e altri professionisti che si occupano di demenza? Nella vita quotidiana le cose non vanno così. E oggi, dopo lo stravolgimento epocale in cui siamo immersi, ancora di più. Spesso a fine turno molti operatori sono sfigurati dalla fatica. Turni che spesso non rispondono più a livelli di assistenza pensati e progettati anni fa. La realtà è che le persone che arrivano nelle strutture sono molto cambiate rispetto ad una volta, perché hanno già delle necessità di tipo assistenziale molto impegnative. Spesso non deambulano, sono già allettate, le disfagie sono all'ordine del giorno, la comunicazione verbale non è più il canale privilegiato. Per cui, che fare? Questo lavoro rappresenta il tentativo di ripensare completamente al senso della vita delle persone con demenza, all'interno delle strutture socio sanitarie, ma non solo. Una risposta per i professionisti del settore in particolare, ma anche per tutti coloro che si trovano a vivere l'esperienza di un loro caro che convive con la demenza. La persona affetta da demenza fa tornare alla mente la storia di Pollicino, che mentre cammina lascia delle tracce dietro di sé: per farsi scoprire? Per farsi capire? Sta a noi comprendere, attraverso l'osservazione, che cosa sta accadendo e cercare di trovare delle soluzioni, anche fossero solo per riuscire a stare accanto.