La riattivazione a fini sociali di spazi dismessi richiede una modalità di progetto aperta, capace di confrontarsi simultaneamente con modalità d'uso ed evoluzioni nel tempo. La possibilità di reimmettere in nuovi cicli di uso e significato spazi che hanno concluso il loro ciclo vitale e hanno vissuto periodi più o meno lunghi di abbandono, presuppone infatti un confronto aperto con la città e i suoi abitanti, con nuovi bisogni e domande sociali. È necessario cioè allargare lo sguardo ad altri campi di ricerca e di azione, oltre le competenze e le compartimentazioni tecniche disciplinari, per riconnettere questi spazi al contesto che li ha in qualche modo espulsi e scartati, reinventando un futuro possibile e socialmente utile. A tal fine è necessario avviare sperimentazioni progettuali che sappiano interpretare creativamente programmi e prestazioni assistenziali, rafforzandone la natura di servizio alla collettività. Solo producendo un cambiamento sociale i progetti di riuso di strutture dismesse possono contribuire al rinnovamento urbano, esplorando insieme a nuove configurazioni spaziali anche nuove funzioni e significati, in grado di invertire il processo di abbandono. Questa è la sfida che che ha portato ad esplorare concretamente le possibilità di recupero e riuso a fini sociali di diversi spazi abbandonati e dismessi a Roma, a partire dal caso emblematico dell'ex ospedale psichiatrico di Santa Maria della Pietà.