Abbiamo solo la nostra storia, ed essa non ci appartiene. Ecco un buon motivo, uno spunto sostanziale, una spinta proattiva a scrivere, a narrare vissuti e operosità di donne, a valorizzare originalità di scelte e di percorsi unici, eppure condivisibili, che portano a considerazioni di movimenti, di flussi collettivi, che partono dal passato per essere efficaci anche nel presente. La memoria non si ferma mai. Appaia i morti ai vivi, gli esseri reali a quelli immaginati e immaginari, il sogno alla storia. Cogliere i mille percorsi femminili, esemplari e indimenticabili, costruisce storia e memoria collettiva. Come conclude Annie Ernaux nel libro che parte dalla propria autobiografia per inserirsi nella società plurale, Les années, è necessario "Salvare qualcosa del tempo in cui non saremo mai più".